TERAMO – Gli ultimi due in ordine di tempo sono finiti in carcere a Chieti la scorsa settimana, ma è più alto il numero delle truffe che mettono a segno di quelli che vengono presi. Gli imbroglioni dei finti pacchi per figli o nipoti lontani, sono tornati a colpire a Teramo, nella zona di viale Bovio, negli ultimi giorni e in un caso sono riusciti a truffare una vedova 79enne che gli ha consegnato 2.300 euro, in un altro l’anziano è stato più furbo di loro e ha mangiato la foglia. Il trucco è noto: una voce femminile al telefono fisso, annuncia la consegna di un pacco destinato al figlio o al nipote, che ha un costo per il ritiro; per evitare verifiche dirette al parente da parte della vittima, la linea non viene chiusa, in modo che i truffatori possano spacciarsi proprio per il parente e parlare a suo nome e confermare l’acquisto. Il più delle volte la telefonata di verifica non c’è, in altre l’anziano utilizza un telefonino, in altre ancora richiude e si salva. La truffa fa affidamento sulla confusione che scatta negli anziani al momento in cui si toccano corde sensibili, quali i figli o i nipoti, forti somme di denaro e il dover rapportarsi con sconosciuti. Nel caos finisce che genitori o nonni per lo più ottantenni cedono alle richieste e paghino, cadendo nella prostrazione più profonda quando scoprono di essere stati ingannati. Lo stesso film è andato in onda qualche giorno fa in via De Benedictis, dove la coppia di truffatori ha colpito in due condomini vicini. Nel primo, la vittima, una vedova 79enne, ha pagato alla consegna 2.300 euro che aveva in casa, per ritirare un pacco dove avrebbero dovuto esserci componenti per il computer ordinati dal figlio che si trova a Bologna, ma che invece conteneva sei brik di succhi di frutta… L’anziana era stata convinta dalla telefonata che lei credeva di aver fatto al figlio, ma che invece era il complice con una voce camuffata. Quando ha aperto la porta alla ‘corriera’, le ha consegnato il denaro, ma era troppo tardi. La stessa situazione ha avuto però un epilogo diverso, in un’abitazione vicina, nella stessa zona. In questo caso la consegna riguardava una fantomatica ‘centralina’, il cui ritiro sarebbe costato 500 euro. La donna ha risposto sicura una frase del tipo: "Un pacco per mio nipote? Occorrono 500 euro per ritirarlo? si rivolga a mio nipote, questa somma non ce l’ho" e ha richiuso il telefono in faccia alla truffatrice. Sull’episodio indaga la Polizia di Stato, a cui è stata presentata la denuncia, ma le forze dell’ordine non si stancano di ripetere di non crede alle consegne di corrieri che siano in contrassegno o per terze persone non conviventi: il più delle volte gli ordini via corriere sono pagati già all’origine.
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